Caffè Galante

«common spaces and coffee houses have a rich history of affecting the democratic process» Jack Dorsey


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Kublai, il Caffè Galante e lo sviluppo locale

Caffé Galante

(articolo pubblicato originariamente su Infopatti/40xPatti)

Non avevo ancora avuto modo di parlarne direttamente su Infopatti e farlo ora mi sembra doveroso. Sabato 23 Agosto una delegazione di tre componenti inviata dal Ministero dello Sviluppo Economico verrà a Patti per visitare il Caffè Galante.

Provo a spiegarne le ragioni.

Come sicuramente molti di voi sapranno, il caffè è chiuso da un paio d’anni, dopo essersi conclusa nel modo peggiore la disastrosa precedente gestione.

Il Caffè Galante è stato avviato dalla mia famiglia nel lontano 1929 e gestito direttamente sempre dalla mia famiglia fino al Dicembre del 1992.

Nell’Aprile del 1994, dopo essere stato restaurato e affidato all’Associazione Culturale Vivere il Centro Storico, il locale venne riaperto ma, per una serie di vicende avverse, ben presto finì, di fatto, nelle mani di “persone sbagliate” che, per quanto moralmente e contrattualmente impegnate a rispettarne e a salvaguardarne la storia e le peculiarità di caffè storico arredato in stile liberty, dimostrarono solo indifferenza e spregio verso gli impegni assunti.

Ora il caffè è lì, chiuso e con le ferite lasciate da gente che ha solo dimostrato di non meritare la fiducia concessa.

Per evitare quindi che il caffè cada nuovamente nelle “mani sbagliate” sto cercando di assumere un ruolo di responsabilità diretta nella futura gestione dello storico locale pattese e dare al Caffè Galante nuova vita e ai pattesi l’opportunità di riavere un luogo caro alla loro memoria.

Recentemente (alcuni mesi or sono) ho avuto modo di imbattermi nel progetto Kublai, promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico (ma questo l’ho scoperto dopo) e, sopratutto, da persone che sento molto affini e vicine al mio modo di essere e di pensare; progetto Kublai è già referenziato nelle pagine di questo ning, insieme ad altri social network che reputo interessante seguire.

Anche sul ning e sul blog di Kublai vi è stata occasione, in alcune circostanze, di guardare al nostro social network come fenomeno sociale da osservare nell’ambito di una più ampia tendenza che vede nascere ning come il nostro (due per tutti: 40xVenezia ed il nascente 40xCatania) e crescere, tra gli internauti, la consapevolezza dell’importanza di internet come strumento in grado di favorire aggregazioni sociali e spinte democratiche dal basso, così come, ad es. con Kublai, possibili occasioni virtuose di sviluppo economico locale.

E’ quindi probabile che alcuni di voi, in qualche modo, conoscano già Kublai e conoscano anche il fatto che, nell’ambito del progetto Kublai, abbia presentato, insieme ad altri compagni “d’avventura”, un’idea da far diventare progetto e successivamente, mi auguro, realtà, e il cui obiettivo è il recupero e la riapertura del Caffè Galante e (poiché la storia di questo locale le è strettamente connessa) la valorizzazione della tradizione pasticciera e gelatiera pattese.

A questo proposito invito tutti coloro che lo vorranno, specie chi lo apprende per la prima volta in questa circostanza, a visitare le pagine dedicate al Caffè Galante presenti sul ning di Kublai.

Lì sarà possibile leggere le due paginette di presentazione dell’idea, le slide di presentazione del progetto proiettate nel primo e nel secondo incontro già avvenuti in Second Life sull’isola di Kublai, l’articolo scritto dal nostro collega Nino Casamento su Centonove nell’ormai lontano 1996, discussioni e commenti sviluppatisi successivamente agli incontri, manifestazioni di simpatia e offerte di aiuto.

L’idea del recupero del Caffè Galante sta appassionando e coinvolgendo moltissimo Kublai e i “kublaiani” (e non soltanto i promotori e i responsabili di Kublai stesso); si tratta di uno dei quattro progetti pilota scelti da Kublai tra i diversi presentati.

La sfida, come ha detto uno dei più autorevoli funzionari del Ministero dello Sviluppo Economico che lavora al progetto, è “Portare Patti in Italia e l’Italia a Patti”; la sfida, ovvero, è realizzare un progetto che non sia finalizzato al semplice recupero e riapertura del pur meritevole locale, ma di creare intorno a questa iniziativa una seria occasione di sviluppo locale per il territorio pattese che coinvolga quanti più soggetti possibile e crei ricchezza e occupazione.

Il progetto, come ho già detto, ha suscitato numerose manifestazioni di simpatia da parte dei kublaiani, tutti rigorosamente non pattesi, tranne me e l’amico Biagio Adile (anch’egli membro del nostro ning e coinvolto direttamente nello sviluppo del progetto), e vede il coinvolgimento diretto nel suo sviluppo di altri due amici kublaiani, Roberta Greenfield dinamicissima pubblicitaria in quel di Milano e Fabio Fornasari valente architetto che si divide tra Milano e Bologna. Dalla Lombardia alla Puglia e alla Sicilia, passando per l’Emilia e per il Lazio molti suggerimenti sono venuti dagli amici kublaiani.

Il fatto che in questi giorni Alberto Cottica venga insieme ad altri del Laboratorio per le politiche di sviluppo del Ministero dello Sviluppo Economico a visitare il Caffè Galante per vedere di persona l’oggetto stesso del progetto ed il territorio in cui esso insiste, mi sembra una manifestazione evidente dell’interesse che Kublai e il Ministero dello Sviluppo Economico hanno nei nostri confronti; come mi ha detto Alberto: “qui al ministero pensiamo che questa roba del Caffè Galante sia veramente cool”, riferendosi al progetto.

Mi rendo conto che non è impresa facile da realizzare, sopratutto nei nostri luoghi e di questi tempi non favorevoli; ma Kublai, che è un’iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico che ha l’obiettivo di favorire lo sviluppo locale attraverso la realizzazione di progetti creativi, vuole aiutare chi è disposto a mettersi in gioco per realizzare iniziative serie, valide, durevoli e che portino benefici nei territori dove verranno realizzate.

Se loro si scomodano per venire da noi perché trovano interessante quello che gli proponiamo, il minimo che possiamo fare è crederci anche noi e impegnarci in tutti i modi possibili per farlo diventare realtà, per il bene di tutti.